5 buoni motivi per leggere (e guardare) I Leoni di Sicilia

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Quando alcuni anni fa ho incontrato Stefania Auci, nel cortile di una casa a Erice dopo una presentazione, le ho fatto i complimenti per come aveva raccontato Palermo. Io che ho avuto un percorso inverso al suo, palermitano trasferitomi a Trapani, ho molto apprezzato la linea descrittiva ed emotiva con cui ha raccontato i luoghi intimi e personali che hanno reso i Florio una delle famiglie più importanti e influenti della Sicilia.

I Leoni di Sicilia è stato pubblicato nel 2019 da Editrice Nord, ed è stato un romanzo di successo in Italia e all’estero con più di 1 milione di copie vendute e 50 edizioni. Un successo editoriale che ha spinto la Disney a realizzare una serie tv che andrà in onda da mercoledì 25 ottobre.

Qualcuno lo ha definito un romanzo rosa con pochi (o in alcuni casi errati) riferimenti storici. Critiche che definirei forzate e pretestuose. Non credo che I Leoni di Sicilia aspirasse al titolo di romanzo storico. È una storia, e come tale va giudicata.

In questo post proverò ad elencare 5 motivi per cui secondo me vale la pena guardare (e leggere) I Leoni di Sicilia.

1. La famiglia

È il 16 ottobre del 1799 quando una scossa di terremoto fa tremare Bagnara Calabra. I fratelli Ignazio e Paolo Florio vivono con Giuseppina – moglie di Paolo – e i figli Vincenzo e Vittoria. Pochi anni prima, Ignazio e Paolo hanno perso i genitori nel violentissimo terremoto che nel 1783 rase quasi al suolo Bagnara.

I due fratelli decidono così di lasciare la loro terra dilaniata da povertà e tentare una seconda vita a Palermo, dove con l’aiuto di un cognato commerciante, aprono un’aromateria. La storia dei Florio inizia in quel momento, quando il fiuto per gli affari diventa un successo.

Oltre però a raccontare i successi commerciali dei Florio, l’autrice entra dentro le stanze dei protagonisti e ne racconta le sofferenze, i tradimenti, i sogni, ma soprattutto la voglia di rivalsa.


2. Vincenzo Florio

Figlio di Paolo e Giuseppina, ma cresciuto sotto l’ala protettiva dello zio Ignazio, Vincenzo Florio è il vero protagonista della storia. A 29 anni assume la guida della società fondata dallo zio e inizia a commercializzare per tutta Europa.

Vincenzo è un ragazzo che parla più di una lingua, oltre ad essere un imprenditore si considera un innovatore. Collega Palermo al resto del mondo con moderni piroscafi, avvia la produzione del Marsala e del cognac sull’esempio degli inglesi Ingham e Woodhouse, apre una fondereia a Palermo, ma soprattutto sviluppa un metodo rivoluzionario per conservare il tonno, sott’olio e in lattina, rilanciandone il consumo, a Favignana.

Vincenzo Florio era un ragazzo tutto casa e lavoro, fin quando non incontra Giulia Portalupi, una ragazza di Milano che gli fa perdere la testa e con cui instaura una relazione contro il parere di Giuseppina, la madre, che lo vorrebbe al fianco di una nobile siciliana.


3. Palermo

Stefania Auci ha disegnato un teatro perfetto, a mio avviso. Le parole da lei scelte non sono solo di chi ha studiato la storia dei Florio, ma chi Palermo la vive, ne sente i profumi e ne conosce gli umori. La Sicilia dei Florio è una terra da costruire, ricca di opportunità, il loro scopo è migliorare le condizioni di quella terra e dei siciliani, con lavoro e istruzione.


4. Giuseppina

La moglie di Paolo Florio, colei che mal volentieri accettò il trasferimento in Sicilia, che poco amava il marito (e non svelo il perché), e che cercò di impedire ad ogni costo al figlio di unirsi con Giulia. Ritengo che il suo personaggio rappresenti la vera letteratura nel romanzo. Attraverso lei, l’autrice dà il meglio di sé.


5. Il futuro

Seppure la saga dei Florio si svolga tra l’ottocento e i primi anni del novecento, mi sento di poter affermare che tra le righe della loro storia c’è molto del futuro socio-economico della Sicilia (e dell’Italia). La lungimiranza commerciale di Vincenzo e Ignazio Florio ancora oggi è presente nelle vite di tutti noi.


La letteratura è piena di storie che provano a raccontare la Sicilia e i siciliani, solo in poche ci riescono. I Leoni di Sicilia merita il successo riscontrato perché attraverso singole vicende familiari e imprenditoriali ripercorre epoche storiche, classi sociali, sviluppo industriale.

La scelta di Disney è interessante per capire fino a dove può arrivare il fenomeno. Molto dipenderà dalla qualità della trasposizione cinematografica, ma la regia di Paolo Genovese e la scelta del cast composto da Michele Riondino, Miriam Leone, Vinicio Marchioni, Eduardo Scarpetta, Paolo Briguglia, Ester Pantano e Adele Cammarata lascia pensare che con grande dispendio di studio ed energie, oltre che finanziario, ha ricostruito un’epoca con i suoi ambienti in un modo tanto dettagliato e accurato da ricordare Il Gattopardo di Luchino Visconti.

“Il pensiero al Gattopardo è inevitabile, ma penso che quello sia stato un film sull’immobilismo, mentre I Leoni di Sicilia è un’opera sul movimento”.

Paolo Genovese, regista de I Leoni di Sicilia


Le riprese de I Leoni di Sicilia sono durate molti mesi e si sono svolte per lo più a Palermo. A seguire l’elenco dei luoghi:

  • Palazzo Comitini
  • Palazzo Ganci Valguarnera (che a suo tempo ospitò anche Il Gattopardo di Visconti)
  • Palazzo dei Normanni
  • Palazzo Mirto
  • Palazzo Alliata di Villafranca
  • Chiesa dello Spasimo
  • Piazza Pretoria
  • Piazza Bellini
  • Piazza Villena (Quattro Canti),
  • Via Maqueda
  • Corso Vittorio Emanuele
  • Piazza Verdi
  • Via Ruggero Settimo.

    Infine, alcune scene si sono svolte in altre località siciliane:
  • Presso l’isola di Favignana (tonnara Florio)
  • Marsala (cantine Florio)
  • Trapani (villino Nasi)
  • Cefalù.

I Leoni di Sicilia è un romanzo destinato a vivere nel tempo, ricco di sentimenti umani sorretti da una scrittura solida, che non indulge al sentimentalismo. Le aspettative sulla serie tv sono alte, non ci resta che guardarla e associare fantastiche immagini ad una storia che le merita.

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